4 settembre 2010

RACCONTO-9° parte 2/2

Cap. 9.2
...e Rachel Bruin


Giovedì 03 febbraio 2015- 16.45
"Me lo vuoi dire o no perchè non ti piace il tuo nome?" Mi chiede improvvisamente Tom. Siamo seduti nel bar del campus, dato che non posso camminare mi viene sempre a prendere e oggi Chris ha trovato una scusa per andarsene.
"No." Rispondo io. Lui mi si avvicina e sussurra "Per favore..."
Mi guarda con due occhioni imploranti
"Tom, ho tre cugini e due sorelle molto più piccoli di me, ho imparato a non subire gli effetti della faccia da cucciolo" Si avvicina ancora
"Sai, sono un ragazzo estremamente curioso..."
"Sai, non me ne frega... Non eri venuto per darmi un passaggio fino a casa?"
"Si...- ammette- appena mi avrai detto del tuo nome"
"Allora torno a casa da sola..." mi alzo barcollando e inizio a saltellare verso l' uscita
"Ok- sospira- ti porto io..." dice rassegnato
"Grazie..."
"Facciamo così, se mi ringrazi di nuovo mi racconti tutta la storia del tuo nome... Promesso?"
"E se io non ti ringrazio più tu smetterai di chiedermelo?"
"Si, promesso"
"Ok, promesso"
Percorriamo il corridoio principale dell' università e sulla strada incontro un paio di ragazzi che conosco e che saluto distrattamente con un cenno del capo.
"Chi è quello?" Tom mi indica con lo sguardo un ragazzo moro, alto circa come me, che indossa una camicia bianca e che lo sta guardando come se volesse ucciderlo
"Lui è Mark, uno del mio corso di letteratura"
"Perchè mi stà fulminando con lo suardo?"
"Non ne ho idea..."
"Secondo me gli piaci e pensa che io sia il tuo ragazzo..."
"Figurati... Perchè dovrei piacergli? E soprattutto perchè dovrebbe pensare che sei il mio ragazzo..?"
"Magari perchè è il secondo giorno che ti accompagno e ti vengo a prendere a scuola..."
"Università! - lo correggo automaticamente- Chiamala università... La parola scuola rievoca bruti ricordi..." Molto brutti e molti ricordi...
"A chi lo dici..."
Ci sediamo in macchina, io aiutata dalla mia infermiera personale che ha l' aspetto di un venticinquenne tedesco alto e moro.
"Ti va un gioco?" mi chiede 'l' infermiera' mentre sceglie la canzone dallo stereo dell' auto
"Solo se mi lasci scegliere CD e canzone..."
Lui riflette un po' sulla mia offerta e: "Se scegli tra i miei CD..."
"Daccordo..." Inizio a rovistare nel cassetto della macchina
"Allora, conosci il gioco delle dieci domande?" Si, lo conosco...
Annuisco
"Perfetto, inizio io... Film preferito"
Fin troppo facile :"Peter Pan" Dalla sua espressione capisco che è sorpreso, ma una delle regole del gioco è 'niente commenti', quindi...
"Tocca a me-dico-Cos' hai sognato questa notte?" Lui si irrigidisce
"Forse è meglio se smettiamo... Infondo è un gioco stupido e-
"No! Mi devi almeno una risposta..." lo interrompo io
"Puoi cambiare domanda?" Ha un tono nervoso e quasi implorante, tanto che sono tentata di assecondarlo, ma la mia curiosità prevale
"No..."
"Ok- inspira come a raccogliere tutto il suo coraggio- Ho sognato che facevo un incidente in macchina, eravamo io e una ragazza che non conosco, una certa Mary. La sogno spesso e quando lo foaccio io... Non so, è come se non fossi io... Mi comporto e sono un ragazzo diverso, anche fisicamente... Ed è come vivere un ricordo, ma di un' altra persona."
Sono senza parole. No è possibile che... Lui non può... Ich habe keine worter... Sono senza parole e ho paura. Paura di fargli la domanda che comunque non riesco a trattenere: "Come si chiama di cognome questa Mary?"
"Robkins, come la casa."

"Qui?" Mi chiede Tom
"Si..." Gli rispondo. Dopo il racconto del suo sogno io mi sono sentita in dovere di parlargli dei miei e in particolare di quello di questa notte, breve ma significativo: ho sognato Mary che nascondeva il suo diario sotto una tavola del parquet. Dopo tutte queste rivelazioni abbiamo deciso di andare a villa Robkins per cercare il diario, nel caso remoto in cui sia rimarsto dove l' ho sognato e nell' improbabilità in cui io sia sana di mente, e ora siamo nella stanza della casa che intuisco sia quella di Mary da quel che ricordo dei miei sogni. Vedere dal vivo la camera di Mary rende le mie ultime notti più reali e inquietanti.
"Dovrebbe essere questa" Sono in ginocchio di fianco alla tavola sotto la quale potrebbe esserci la spiegazione alla mia (o dovrei dire nostra?) pazzia e ho le mani che mi tremano. Dalla soglia della porta sulla quale era rimasto Tom mi si avvicina e si inginocchia di fianco a me. Io lo guardo, lui mi guarda, poi guarda le mie mani tremolanti (Vorrei fermarle, davvero! Ma non riesco) e le stringe nelle sue. Provo immediatamente un senso di sollievo seguito da incredulità ed imbarazzo, nonostante le quali non mi sottraggo alla stretta di Tom
"Stai tranquilla..." Sussurra
"Vorrei davvero poterlo essere..."
"Non sei obbligata ad alzare quella tavola, se non lo vuoi fare non farlo..."
"Il punto è che non voglio scoprire per certo che Mary è più reale di quello che già mi sembra. Ma allo stesso tempo sono curiosa..."
"Nel caso in qui lei lo sia e lo sia anche Sten, cosa facciamo?"
"Ci facciamo internare in un manicomio..."
"Magari incontriamo zio Bernard..."
"Scusa..."
"Di cosa?" chiede ingenuo
"Quando ho detto del manicomio non volevo offendere tuo zio..."
"Nessuna offesa, non preoccuparti...Anzi, andare a trovare Bernard è una buona idea..."
"Posso pensarci su?"
"Riguardo cosa?"
"Riguardo lo scoprire il diario"
"Certo, tutto il tempo che vuoi... Ti va un caffè?"
"Sarebbe già il quarto oggi... Meglio un tè!"
"Vada per il tè...- Esce dalla stanza e si volta a guardare me che non mi sono mossa di un centimetro- Vieni?"
"Ti raggiungo tra un attimo..."
Lui annuisce e se ne va intuendo che voglio stare sola. Voglio pensare a cosa fare, anzi voglio chiederlo alla mia coscenza che, per qualche strana ragione, a volte si chiama Chris.
"Corby, domani lavori tutto il giorno?" Mi domanda Tom
"Si..." biascico con la forza della mia metà di cervello che non è ancora nel mondo dei sogni. Alla fine Chris mi ha suggerito di trovare il diario solo se ero pronta e io non lo ero, così sono rimasta tutto il giorno a casa di Tom in attesa di un intervento divino che mi facesse capire la cosa giusta da fare, ma le due vocine nella mia testa, quella timorosa e quella curiosa, non sono ancora riuscite a mettersi daccordo. Sono sul divano bianco in salotto, quello sul quale ho dormito l' ultima volta, e mi sto addormentando mentre Tom, seduto accanto a me, guarda un film.
"Se vuoi tornare a casa per dormire è meglio che ti accompagni adesso perchè tra mezzo minuto mi addormento anch' io."
Sono troppo stanca per rispondere così mi alzo e aspetto che lui capisca che 'si, voglio andare a casa'.
Nonostante sia in piedi mi si stanno chiudendo gli occhi e quando Tom mi prende in braccio per portarmi in macchina gli lascio fare e appoggio la testa sulla sua spalla addormetandomi.
Una luce improvvisa mi costringe ad aprire gli occhi ancora pesanti
"è già mattina?" chiedo prima di accorgermi di essere sull' entrata di casa mia ancora in braccio a Tom
"No, siamo appena arrivati.- Lui mi appoggia per terra e io barcollo un attimo prima di ritrovare l' equilibrio-A domani allora..."
"A domani e grazie Tom..."
"Sai che per questo 'grazie' mi dovrai delle spiegazioni..?" O merda!
Sono sotto casa con Chris, lei oggi lavora solo il pomeriggio così ha accompagnato Aki al parco e al ritorno mi ha trovata seduta sullo scalino in pietra che precede il nostro portone rosso ad aspettare Tom.
"Certo che potrebbe essere puntuale!" dico incazzata
"Stai calma in fondo lo è sempre."
"No, non oggi!"
"Non pretendere troppo, è stato gentilissimo fin ora. Non puoi usare la scusa del ritardo solo perchè in realtà non vuoi parlargli di Rachel." A volte il fatto che Chris mi conosca e mi capisca così bene è irritante!
"Uffa! Mary e An stanno ancora dormendo. Ieri non le ho neanche viste, oggi sono al lavoro tutto il giorno e questa sera partono, mi sento in colpa..."
"Non ti preoccupare, gli ho raccontato del diario e sanno perchè ieri non siamo potute stare tutte e quattro insieme..." Una macchina nera si ferma con una sonora frenata davanti a noi e Tom scende dal posto del autista mentre io mi alzo aiutata da Chris e raggiungo saltellante la mia portiera.
"No!-lo fermo mentre si avvicina per aiutarmi ad entrare- almeno questo me lo lasci fare da sola!"
"Siamo di cattivo umore oggi..."
"Siamo in ritardo oggi..."
Chris ride "Sembrate una vecchia coppia di sposi!" io la fulmino con un occhiata assassina e giuro che se gli sguardi potessero uccidere in questo momento la mia migliore amica sarebbe stesa a terra morta
"Ok, scusa... Io vado. Divertitevi!"
Tom la saluta mentre io salgo in macchina e mi siedo incrociando le braccia al petto e sfoderando un musetto imbronciato. So che è da bambina, ma è più forte di me
"Cosa ti ho fatto?"
"Sei arrivato in ritardo..."
"E il vero motivo è..?"
"Ok, non sono arrabbiata per il ritardo... Ma perchè hai vinto..." ammetto
"Lo so, ma una scommessa è una scommessa, quindi inizia a raccontare"
Ora che sono costretta a parlarne mi sento stupida a non aver raccontato tutto subito. Ero una bambina quando avevo deciso di non farmi chiamare Rachel e quindi le ragioni che mi avevano spinta a farlo erano da bambina. Potrei sempre inventarmi una bugia. Mi volto e guardo Tom pensando a che cosa inventarmi. No, si merita la verità, lui è stato sincero con me.
"Il problema è che ora ti sarai fatto un infinità di filmini mentali su questo e quando ti racconterò la vera storia rimarrai deluso..."
"Sopravviverò..."
"Ok. Allora: Rachel era il nome della cugina di mia mamma. Erano molto legate, avevano la stessa età e stavano sempre insieme. Non sapevo molto di lei, ma da come me ne parlava mia mamma era perfetta, era buona, gentile, generosa insomma tutte le qualità che puoi immaginare in una persona lei le aveva. Quando sono nata si sono messe daccordo che mia mamma avrebbe chiamato me Rachel e lei avrebbe chiamato sua figlia Francesca, come mia mamma. Il punto è che Rachel non ha mai potuto avere una figlia perchè dopo quattro anni dalla mia nascita è morta. Io ero piccola e ho pochi ricordi di lei, ma mi è rimasto impresso il modo in cui mia mamma mi ha trattato nei due anni successivi al funerale. Non la incolpo per questo perchè lei si è scusata con me per tutto e dopo la depressione è stata un ottima madre, ma fino all' età di sei anni è difficile per una bambina sentirsi dire da sua mamma che tutto quello che fa, Rachel l' avrebbe fatto meglio, che non è degna di portare il suo nome, vedere la persona che dovrebbe proteggerti così debole e bisognosa di protezione, così indifesa e triste... Quindi ho deciso di farmi chiamare Corby per non sentirmi più sulle spalle il peso di una reputazione perfetta che sembrava io stessi rovinando. Anche quando mia mamma si è riperesa ho continuato a farmi chiamare così, io non sono Rachel e non voglio esserlo."
"Wow. Con tutta l' immaginazione di cui sono capace non sarei mai arrivato a... questo."
"Deluso?"
"No, direi più sorpreso. Insomma tua madre è stata-
"Mia madre è un ottima persona. La colpa è della depressione e per esteso della morte di Rachel. Quindi la colpa è sua, di Rachel."
"Tu non vuoi chiamarti Rachel perchè un altra persona con il tuo nome ha ferito tua madre?! Poi non credo che sia morta perchè lo voleva..."
"Mia mamma non me l' ha mai raccontato, ma quando avevo tredici anni mio papà mi ha spiegato come è morta... Era ubriaca fradicia e ha fatto un incidente, mia mamma la definiva perfetta, ma aveva un unico difetto, le piaceva bere, e questo l' ha uccisa. Certo che la incolpo, come posso perdonare una persona che ha fatto vivere mia mamma nell' oblio per più di due anni. Ancora oggi quando parliamo di lei, quando sente dire il suo nome, gli vengono le lacrime agli occhi e si chiude in se stessa. E comunque ti sei sbagliato, non è lei che aveva il mio nome, sono io che ho il suo."

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P.S. Chris, sono fiera di te!!!

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