25 agosto 2010

RACCONTO- 8° parte

Cap. 8
Un nuovo impiegato


Mercoledì 02 febbraio 2015- 07.06
"Sei solo un egoista bastarda Mary! Non pensi mai ha nessuno tranne che ha te stessa! Sai solo dire 'voglio, voglio, voglio'! Non riesci a pensare che magari vorrei avere anch' io una vita! Vorrei che tu non fossi mai nata!" La voce di mio fratello arriva forte e chiara dalla cucina, nonostante io sia nella mia camera, sdraiata sul mio letto e con un cuscino a coprirmi le orecchie per cercare di non sentire le parole di Sten che, ubriaco come tutti i sabati, sfoga su di me la sua frustrazione.
"Se tu non esistessi la mia vita sarebbe migliore! La mamma sarebbe ancora viva!" Anche se so che le sue parole sono così cattive per via dell' alcool mi feriscono moltissimo, non riesco a frenare le lacrime e a non badare alla stretta della quale è vittima adesso il mio cuore. Vorrei andare via per sempre da questa casa e da lui!
"Ti odio cazzo! Ti odio Mary!" Il nome Mary mi rimbomba per un po' nella testa finchè viene sostituito da un altro nome, sussurrato piano, e un profumo buonissimo e inebriante sostituisce l' odore forte dell' alcool
"Corby, Corby svegliati..." Mi accorgo solo ora di avere un terribile mal di testa e, anche se controvoglia, apro gli occhi. Stento a credere all' immagine che ho davanti, tanto che penso di non essermi realmente svegliata: Tom è accucciato di fianco al divano dove io sono sraiata. Aspetta, perchè sono sdraiata su un divano?
"Buon giorno!" mi dice lui con un sorriso
" 'Giorno..." rispondo io con la bocca impastata dal sonno
"Allora, come mai sei a casa mia?" non è arrabbiato, il suo tono è dolce e un curioso. Ci metto un po' a acquisire le informazioni: A casa sua?!
"Non ne ho idea..." rispondo sincera. Cerco di riorganizzare gli ultimi momenti che ricordo della mia vita: Sono più che certa che la sera prima io sia uscita assieme alle mie amiche per festeggiare la buona riuscita degli esami, poi credo di aver ordinato qualcosa da bere e poi, dopo il sesto coktail, il vuoto più totale.
Tom non mi chiede niente, probabilmente perchè mi vede piuttosto confusa. Sento il citofono suonare e una voce dice alle mie spalle "Vado io!"; mi giro per vedere chi ha parlato ma una fitta alla testa mi colpisce appena cerco di muovermi. Chiudo gli occhi per cercare di sentir meno il dolore
"Tutto bene?" domanda Tom preoccupato
"Si, solo... Ho mal di testa..." rispondo. Sento delle voci provanire dall' atrio: una è quella di prima, probabilmente è Bill, il fratello di Tom, l' altra è
"Mary!"
"Chi?"
"Credo che la persona che ha citofonato sia Mary..."
"Una delle tue due amiche italiane?"
"Si..."
"Falla entrare Bill!" ci ho azzeccato, è Bill
"Non serve, vado io - cerco di alzarmi, ma inciapo nei miei piedi e vengo recuperata dalle braccia di Tom poco prima di cadere per terra. Mi fa male il piede destro, devo essermi presa una storta...- Grazie..." sussurro imbarazzata (Sia per la caduta, sia per aver dormito a casa sua senza saperne il perchè)
"Figurati..." Vengo prontamente rimessa sul divano e nel frattempo Mary, Bill e Anmary entrano nella stanza
"Ragazze!" Dice Anmary. Un attimo, perchè ragazz-e? Credevo di esserci solo io, mi guardo intorno badando a non fare movimenti troppo bruschi per evitare una nuova fitta di dolore alla testa. Solo ora mi accorgo che Chris è accoccolata sul tappeto di fianco al divano e dorme tranquilla
"Non conoscendola non abbiamo voluto svegliarla" si giustifica Tom intuendo dalla mia espressione i miei pensieri.


Dopo aver svegliato Chris e esserci accertati che anche lei non sappia niente più di me della sera prima cerchiamo di ricostruire i fatti aiutandoci con i pochi ricordi di Mary e Anmary. Quello che riusciamo a stabilire per certo è:
-Eravamo andate a festeggiare in un pub non molto lontano da casa nostra
-Avevamo bevuto parecchio
-Nero totale fino a, più o meno, le cinque di mattina quando Mary si ricorda di essersi svegliata nel giardino di villa Robkins e di aver svegliato Anmary.
-Le ragazze hanno provato a cercarci, ma senza successo così sono andate a dormire a casa e, appena si sono risvegliate, sono tornate a cecarci.
Bill e Tom ci ascoltano divertiti e assolutamente incuranti del fatto che siamo entrate senza permasso in casa loro usufruendo anche del loro divano, del loro tappeto e del loro prato per dormire.
"Non ci denuncerete, vero?!" chiede in italiano Anmary che viene rapidamente tradotta da noi tre all' unisono. I ragazzi scoppiano a ridere
"No, non preoccupatevi... Poi noi alla vostra età abbiamo fatto di peggio..." Risponde Bill
"Comunque svegliarsi con due belle ragazze in casa è sicuramente l' inizio di un ottimo mercoledì, perchè rovinarlo con una denuncia..." gli da corda Tom. Aspetta, Mercoledì?
"Qualcuno sa che ore sono?" chiedo timorosa
"Le otto meno cinque..." Risponde Mary
"Otto meno cinque?! Tra cinque minuti devo essere al lavoro- Provo di nuovo ad alzarmi non ricordandomi più della caviglia slogata e cado di nuovo venendo nuovamente salvata da Tom- Grazie ancora..."
"Figurati... Ancora... Non puoi andare in giro così, non ti reggi neanche in piedi."
"Posso prendere il pullman, si ferma a una decina di metri dall' entrata del negozio"
"Certo, e quei dieci metri li fai volando...- dice lui ironico- Non essere assurda, ti accompagno io in macchina."
"Ma-
"Non accetterò un no come risposta. Poi mi devi un favore, in fondo questa notte hai dormito sul mio divano..."
"Ok..." rispondo rassegnata
"Venite anche voi?" chiede a An, Mary e Chris
"Per me va bene..." dice An, sempre in italiano
"No, noi andiamo a piedi..." Dice Chris
An: "Perchè?"
"Perchè ho voglia di fare una passeggiata" le risponde Chris cercando di farle capire il vero motivo
"Ah, una passeggiata... Si, anch' io ho proprio voglia di una passeggiata..." Cerca di fingere An, ma non è mai stata molto brava in questo. Bill e Tom si lasciano scappare un sorriso divertito
"Sei un idiota Chris..." Le dico io in italiano
"Un giorno mi ringrazierai..." risponde lei.


Sono seduta nella macchina di Tom e lui è al mio fianco che guida. Mi sento un po' in soggezione nonostante ormai lui sia più che un conoscente per me
"Vuoi che prima passiamo dal pronto soccorso?"
"Non serve, grazie. Sono abbituata alle strorte, ho sempre avuto le caviglie deboli. Metterò del ghiaccio appena arriviamo poi a casa ho la pomata e le bende."
"Ok... Ti riaccompagno io, così mi fai anche vedere Aki..."
"Non serve..." gli rispondo pur sapendo che la sua non è una domanda
"Corby, non ti reggi in piedi, certo che serve..."
"Grazie..." Lui fa un mezzo sorriso e parcheggia. Siamo già arrivati? Non so se in questo momento io stia provando sollievo o tristezza. Sollievo, decisamente sollievo, perchè dovrei essere triste?!
Apro la portiera e mi alzo usando solo la gamba sinistra e appoggiando le mani sulla portiera. Tom mi cinge la vita con una mano e mi alza facendo in modo che nessuno nei miei piedi possa toccare terra. Ok che non sono una ciccia bomba, ma i miei sessanta chili li peso tutti!
"Non fare macho man Tom, posso arrivare da sola fino alla porta" gli dico mentre chiude la mia portiera
"Vediamo..." è una sfida? No, perchè se è una sfida non ho intenzione di perderla. Lui mi lascia e io inizio a saltellare su una gamba sola cercando di raggiungere l' entrata del negozio. Ad un certo punto inciampo su non so cosa e precipito; per fortuna riesco appena in tempo ad aggrapparmi alla maniglia
"Sei ridicola, lo sai vero?"
"Si, ma almeno sono autosufficente!" Saltello cercando di mantenere una posizione eretta senza mollare la presa sulla maniglia. Cerco nella mia borsa le chiavi del negozio, ma non riesco a trovarle. Si, la mia borsa è grande, ma è quasi vuota ed è facile vedere quello che c' è dentro. Ok, non posso averle perse, ci ho giochinato fino a due secondi fa in macchina
"Cerchi queste?" Tom mi sventola davanti agli occhi le chiavi
"Si, grazie..." cerco di prenderle, ma lui è più veloce di me e se le mette in tasca
"Allora, se le vuoi devi promettermi due cose"
"Cosa..?" chiedo scocciata, sarà anche carino e quasi simpatico, ma a volte si comporta proprio come un bambimo dispettoso!
"Primo: mi permetterai di aiutarti, secondo: la smetterai di ringraziarmi per ogni singola cosa..." Si, sono condizioni accettabili...
"D' accordo..." Lui mi da le chiavi e finalmente apro la porta. Saltello dentro e vengo prontamente recuperata da Tom che con una mano dietro la mia schiena e l' altra sotto le mie ginocchia mi porta in braccio fino a dietro il bancone.
Mi tolgo la giacca e realizzo di non essere ancora andata in bagno, devo avere un aspetto terrificante o, come diciamo io e Chris, terrendo (un mix tra le parole terribile e orrendo) Saltello in direzione del bagno, ma Tom mi prende di nuovo in braccio
"Ok, mi sono slogata una caviglia, ma non è così grave, non sono invalida! Almeno in bagno posso andare da sola?!"
"Non lo so, devo pensarci..." Mi appoggia seduta sulla mia scrivania e finge di pensarci.
"Si, credo che tu possa..." mi appoggio alle sue spalle per scendere e, finalmente posso muovermi in assoluta libertà, o quasi per via della mia storta. Recupero trucchi e salviettine struccanti dalla borsa e mi chiudo in bagno. Guardandomi allo specchio vedo che la situazione non è così grave come pensavo, tolgo l' ombretto sbavato di ieri, metto matita e mascara e cerco di rimediare con un po' di cipria alle occhiaie che comunque non sono così evidenti. Il campanello della porta della biblioteca/libreria mi avvisa che è entrato un cliente, cerco di sistemare le mie cose più in fretta possibile, ma la cipria mi cade e si sparge su tutto il pavimento. Mentre la raccolgo sento la conversazione di Tom con la signora Kennet
"Buon giorno" saluta lui
"Salve, dov' è la signorina Corby?"
"In bagno, ma se ha bisogno di qualcosa chieda pure a me..."
"Oh, va bene..."
Esco dal bagno e raggiungo Tom. La signora deve già essere andata a cercare il suo libro
"Una cliente è appena arrivata e-
"Si, lo so, è una cliente abbituale, dal bagno ho riconosciuto la voce"
"Come si fa ad essere clienti abbituali di una libreria?"
"Se si comprano spesso libri... Comunque lei viene qui tutti i mercoledì mattina a comprare un romanzo rosa..."
"La vecchia che leggeva romanzi d' amore..." dice lui a bassa voce
"Non prenderla in giro, è una mia amica..."
Spesso capita che quando non ho molto lavoro e lei non ha altri impegni (che solitamente sono andare al mercato e giocare a scala quaranta con le sue amiche) ci fermiamo a chiacchierare davanti a una tazza di tè, è per questo motivo che posso dire di conoscerla abbastanza bene, lei adora raccontarmi della sua infanzia a Londra e della sua famiglia.
"Prendo questo... Posso pagarlo settimana prossima, però?"
"Certo"
"Sa, ho dimenticato la borsa a casa..."
"Non si preoccupi signora Kennet, ci vediamo mercoledì..."
"A mercoledì..." Saluta anche Tom con un gesto della mano e esce.
"L' unica amica che sei riuscita a trovarti in Germanie è una vecchietta sola che legge libri?"
"Di sicuro è meglio di un ragazzo idiota che non sono neanche sicura sappia leggere..."
"Se ti riferisci a me-
"No, non a te, a un altro Tom..." dico sarcastica. La discussione, che poi non definirei realmente discussione, va avanti per un po' finchè Steve, il proprietario, entra in negozio
"Ciao!"
"Ciao!" rispondiamo io e Tom
"Non credo di conoscere il tuo amico Rachel" mi chiama sempre Rachel perchè è il mio vero nome (Non anche nella realtà. nda) e si è rifiutato di usare il mio soprannome perchè, secondo lui, è una cosa che possono fare solo gli amici intimi e lui è il mio datore di lavoro, il mio capo, il boss, non un mio amico, anche se, apparte il soprannome, mi tratta come tale.
"Lui è Tom, è venuto ad accompagnarmi in negozio perchè mi sono slogata la caviglia e non riuscivo a venire a piedi..." Si scambiano i rispettivi 'Piacere di conosceerti' e poi Steve fa una proposta a Tom che non mi sarei mai aspettata
"Noi avremmo bisogno di un nuovo impiegato, che prenda il mio posto nella biblioteca/libreria"
"In che senso il tuo posto?" chiedo io, Steve voleva vendere il negozio?!
"Nel senso che io continuerò ad essere il propietario e il gestore, ma diciamo che non lavorerò più sul campo e ho bisogno che qualcuno copra i miei turni..."
"Ok, devo portarle curriculum o qualcos' altro?" domanda Tom
"A questo ci penseremo dopo, per questa settimana fai gli stessi orari di Rachel così l' aiuti e lei ti può insegnare il necessario, poi discuteremo lo stipendio e ti darò i tuoi orari..."
"Perfetto, ma chi è Rachel?"
"Colpevole!" dico io alzando la mano
"Rachel? Ti chiami Rachel?!"
"Già, grazie Steve..."
"Scusami... Ora devo proprio andare..."
"Ci vediamo" Lo saluto io
"Arrivederci capo!- dice Tom e Steve esce di scena chiudendosi la porta alle spalle- Rachel? Sul serio?"

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