10 agosto 2010

RACCONTO-5° parte

Cap.5
Potresti...




Sabato 29 gennaio 2015-06.20

DRIIIIIIIN-DRIIIIIIIN-DRIIIIIIIIIIN

Mi sveglio di sprassalto al suono insistente della mia sveglia.

"Uffa, non l' hai disattivata ieri?" dice Chris con la voce roca tipica di chi si è appena svegliato

"Mi sono dimenticata..." rispondo io con il medesimo tono.

Mi metto seduta con le gambe incrociate sul letto e mi guardo intorno: la stanza è illuminata da un pallido sole mattutino (probabilmmente ieri sera nessuna di noi due ha abbassato la saracinesca), Chris è attorcigliata tra le sue coperte e la camera sembra quasi vuota senza i vestiti a ricoprirne ogni centimetro.

La nostra stanza non è tanto grande, ma abbastanza per avere due letti a una piazza e mezza, due comodini e un cassettone, appoggiato sul quale c' è il nostro stereo; era di mio zio, ma lui non lo usava mai così lo avevo gentilmente preso in prestito. Il muro è bianco, ma è ricoperto: su una parete dalle fotografe dei nostri viaggi tra le quali spiccano quella di New York (Io, Chris, Mary e Anmary sedute sul cofano di un taxi insieme al taxista barbuto che ci aveva gentilmente permesso di fare la foto) e quella a Ibiza (Sempre noi quattro sugli scogli) in quanto erano molto più grandi delle alte; Su un' altra parete c' è un' altra foto di noi quattro al cinema con tanto di pop-corn e coca-cola sopra la quale attaccavamo tutti i biglietti dei film visti al cinema, è una foto grandissima ed è quasi del tutto ricoperta; sulla parete della porta invece c' è un disegno che ha fatto Chris, sono dei ghirigori tra i quali spunta il triskell celtico con quattro puntini disegnati sopra una delle tre "pance" che rappresentano noi quattro. Io e Chris ci conosciamo fin da bambine e avevamo incontrato Mary e Anmary alle medie. In seconda eravamo diventate amiche inseparabili tanto che per i nostri 16 anni ci eravamo tatuate le nostre iniziali (CMAC) in tengwar, l' alfabeto elfico, seguite dalla data in cui avevamo fondato ufficialmente il nostro gruppo (19.10.2007). Avevamo anche un raccoglitore dove tenevamo le nostre foto più belle e tutto ciò che potevamo conservare ed ero io a custodirlo gelosamente in un cassetto nella mia vecchia cameretta.

"Non hai intenzione di svegliarti adesso vero?" mi dice Chris in tono di accusa

"Vado a fare la doccia..." io non ero come lei, una volta che mi svegliavo non mi riaddormentavo più.



Esco dal bagno accompagnata da una nuvola di vapore e dalle note di Let it Be dei Beatles che si sentono in tutto l' appartamento, è lo stesso CD di ieri sera.

"Non volevi rimetterti a dormire?" chiedo a Chris che sta facendo colazione in cucina

"Ormai ero sveglia, tanto vale che ci prepariamo e andiamo adesso a fingere di fare shopping."

"Giusto!" Tanto il sabato mattina non avevamo lezione quindi mi vesto velocemente e mi asciugo i capelli. Indosso un normale paio di jeans neri sotto una maglietta grigia con delle stampe nere he avevo comprato durante il mio primo viaggio a New York in compagnia di mio papà, la sua compagna Manuela e le mie due sorelline, nonostante l' avessi presa quando avevo solo 15 anni mi calzava ancora a pennello. Sopra metto una felpa nera pesante e una sciarpona fucsia più la giacca.

"Guarda che non stiamo partendo per una spedizione in Siberia!" mi dice Chris

"Guarda che fuori si gela!"Ribatto io fingendo di masticare una cicca e dando inizio ad una conversazione sul freddo costellata di "guarda" *

"Guarda che morirai di caldo!"

"Guarda, sono certa che starò benissimo!"

"Guarda, io te l' ho detto, poi fai un po' quello che vuoi..." ci mettiamo a ridere e usciamo di casa insieme ad Aki, felice che la passeggiata di questa mattina sarà più lunga. Si, sono certa che ha capito che andremo a fare shopping, è un cane intelligente il mio!

Percorriamo le solite scale della nostra palazzina e usciamo dal portone rosso richiudendolo alle nostre spalle. L' aria fredda del gelido inverno tedesco mi colpisce in pieno viso portandomi a nasconderlo ancora nella mia sciarpa gigante. "Io ti avevo detto che faceva freddo..." dico a Chris che riesce a sentirmi nonostante il suono della mia voce sia ovattato a causa della lana.

"N-non ho fre-freddo..."risponde lei con le labbra che le tremano

"Voui la mia sciarpa?" Lei ha sempre sofferto di cose come la bronchite o la tonsillite, poi io ho anche la giacca pesante

"N-no" la solita testarda!

"Quando ti ammalerai io ti guarderò ridendo e dirò "Te l' avevo detto"..."

Lei sospira "D-dammi quella sciarpa!" me la sfilo e gliela passo.

"Allora, da che parte?" chiedo

"Non saprei... Di la?" è la strada che facciamo di solito per andare all' università, opposta a quella che prendo quando devo andare a lavorare.

"Anche oggi?"

"Bhè, non è che ci siano molte altre possibilità..."

"Daccordo..." iniziamo a camminare con Aki al seguito, ovviamente guinzagliato, che ogni tanto si ferma a guardarsi in giro



Eravamo appena uscite dal quarto negozio, avevamo provato due magliette, due vestiti, qualche maglione e un completo che avrebbe comprato solo un' ottantenne negli anni Sessanta. Non avevamo comprato niente, anche se nel secondo negozio ero stata molto tentata ad acquistare una collana con un ciondolo molto particolare, ma avevo resistito

"è una tortura!" esordisce Chris guardando una vetrina dentro la quale faceva bella mostra di sè un bellissimo giubbino in pelle marrone

"Hai ragione, l' idea del "guardare, ma non comprare" non è stata così geniale"

"Abbiamo almeno i soldi per un caffè?"

"Quelli ci sono sempre!" Non rinuncerei mai ad un buon caffè caldo, con il freddo che c' è poi è l' ideale

Ci fermiamo in un bar di fronte a quella che riconosco come l' uscita posteriore dell' università. Ci metto un po' a ricordarmi che è proprio su questa strada che si trova la casa dove abita il fratello di Tom. Provo a dirlo a Chris, ma lei non mi ascolta.

"Chris, Chris, mi faresti il favore di cagarmi un secondo?!"

"No. Guarda dietro di te..."

Io mi giro e inizio a guardare la strada alle mie spalle: vedo gente che cammina, che è ferma a chiacchierare, macchine che corrono, ma niente di particolare.

"Non vedo niente"

"Alla tua destra" mi sussurra lei. Volto la testa e lo noto. Tom stà camminando per la strada proprio di fianco a me, senza pensarci mi giro dall' altra perte

"Non farti vedere..." dico

"Ormai ci ha superato..." Tiro un sospiro di sollievo

"Oggi è sabato, verrà a lamentarsi per il libro..."

"Aspetta un attimo... Che ore sono?"

"è l' una meno cinque..."

"Cosa?!"

"Merda! Io tengo Aki, vai!"

"Ci vediamo dopo..." Mi avvio velocemente verso la biblioteca/libreria. Dovrei essere al lavoro da quasi mezz' ora. Normalmente non mi preoccuperei di un ritardo simile, ma l' ultima volta la signora Kennet ha accinentalmente parlato a Steve, il propietario, dell' accaduto di mercoledì e lui mi ha diffidato dal ritardare nuovamente, pena: la riduzione dello stipendio, e io non posso permettermelo. Quando arrivo vicina al negozio rimango pietrificata. Appoggiato alla porta c'è Tom. Cammino decisa fino all' entrata. Che sbruffone! Se ne stà appoggiato ad aspettare che apra!

"Buon giorno!" mi saluta lui

"Buon giorno!" rispondo io

"Non saresti dovuta arrivare mezz' ora fa?"

"Si." apro la porta ed entro

"Sono venuto a lamentarmi del libro."

"Immaginavo- mi sistemo dietro al bancone- allora, proprio non ti è piaciuto..?"

"In genere non mi piacciono i dentisti..." Dentisti?

"Scusa, che libro avevi comprato?"

"Il vecchio che leggeva romanzi d' amore..." Come immaginavo...

"Di la verità, non l' hai letto."

"Si invece- dice convinto per poi abbassare lo sguardo- le prime due pagine..."

"Credo che non si possa lamentarsi di un libro se non lo si ha neanche letto..." Ora la domanda è: che cosa ci fa qui?

"Lo credo anch' io..."

"A questo punto dimmi: perchè sei venuto?"

"In parte perchè speravo che sarei riuscito a farti credere di averlo letto..."

"Potevi almeno cercare il riassunto su internet..."

"La prossima volta lo farò...- Un attimo, la prossima volta? E poi qual' è l' altro motivo?- Allora, hai un altro libro da consigliarmi?"

"Prima finisci di leggere quello di Sepulveda, poi vediamo...- ok, sono troppo curiosa- Qual' è l' altro motivo per cui sei venuto?" Lui alza le spalle

"Forse avevo voglia di venirti a trovare" Rimango spiazzata da quest' affermazione

"Ah..." Cade un silenzio imbarazzante che viene rotto dal rumore assordante di un tuono. Non me n' ero accorta, ma fuori è inizziato un temporale. La pioggia batte insistente sulla vetrata del negozio

"Wow, c'è il diluvio universale là fuori...- dice Tom preoccupato- cazzo, non ho neanche l' ombrello!"

"Noi dovremmo averne..." Esco dalla mia postazione per aprire la porta sul retro

Il ripostiglio è piuttosto incasinato, ma sono convinta di aver visto un ombrello rosso l' ultima volta; inizio a rovistare tra varie scartoffie e scatoloni, ma niente. Torno alla mia scrivanie e dò la notizio a Tom

"Non importa casa mia non è molto lontana..."

"Ti laveresti completamente anche solo uscendo qualche secondo...- improvvisamente mi balena un idea in testa, ma ci penso un po' su prima di esporla, finchè mi decido- potresti aspettare qui che smetta..."

"Potrei?" chiede lui con l' ombra di un sorriso sulle labbra

"Potresti..." rispondo io fingendomi indifferente

* Ricordate le cassiere di Sonny tra le stelle?

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