16 agosto 2010

RACCONTO- 6° parte

Scusate per il ritardo, ma sono al mare e in questo hotel internet costa 2 euro l' ora. L' Italia è l' unico paese al mondo dove si paga il Wi-Fi! -.-"
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Cap. 6.1
Il musicista


Domenica 30 gennaio 2015- 23.52
L' unica cosa che dovrtebbe importarmi in questo momento sono le 200 pagine del libro di letteratura, le cui parole entrano nella mia testa per poi uscirne senza lasciare traccia. Non dovrebbe essere così... Dovrei ricordare persino le virgole di quel cazzo di libro dato che sono mesi che lo leggo e lo rileggo. Ma il problema è un altro: per quanto io voglia essere concentrata, non riesco a pensare ad altro che a quel ragazzino con la faccia da scemo che fa Tom di nome. Che poi non capisco neanche perchè insisto a chiamarlo ragazzino, è pure più vecchio di me ( anche se di soli 5 anni...).
Il punto è che ieri siamo rimasti soli in negozio per ore e abbiamo parlato di tutto, so più cose di lui che dei ragazzi dell' università. Ho persino saputo che lui e suo fratello, Bill, vivono assieme in quella casa lugubre e che era di un loro zio che ora sta in un manicomio (e chi non impazzirebbe a vivere in una casa così!). Loro si sono trasferiti qui perchè ne avevano piene le palle (testuali parole di Tom) del paesino di merda dove abitavano con la madre e il patrigno.
Comunque, la verità è che io sono nella merda, perchè ricordo meglio le parole di quel ragazzino piuttosto che una qualsiasi cosa che potrebbe servirmi per l' esame.
Mia mamma dice che domani mi ricorderò tutto. Già, me lo dice alla vigiglia di ogni verifica, il problema è che non succede mai che Dio, Buddah o chiunque abbia inventato il mondo, mi venga in aiuto in questo modo, facendomi miracolosamente diventare un genio per qualche ora.
Ma io lo ammazzo quello sbruffone! è tutta colpa sua se non riesco a studiare! Perchè se solo lui ieri non "avesse forse avuto voglia di venirmi a trovare" ora sarei una specie di maga della letteratura.
Ho una voglia assurda di prendere a pugni la sua immagine sorridente che ho in testa in questo momento! Sono sempre stata una tipa piuttosto aggressiva, ma ora sono anche nervosa, quindi è meglio che tutti mi lascino in pace se non vogliono ritrovarsi sotto terra...
Io sono in salotto e Chris in camera. In realtà avevamo deciso che ci sarei satata io in camera, ma come al solito abbiamo finito col ridiscutere la nostra scelta e, questa volta ha vinto lei. Si è presa la camera, che era il posto migliore per studiare. Quindi ho perso altro tempo prezioso per colpa sua. Ammezzerei anche lei in questo momento!
Cazzo! Io odio studiare, odio l' unversità, odio tutto ciò che è possibile odiare!
Continuo a ripetermi che devo concentrarmi ma mi viene il dubbio che sia proprio perchè quelle due paroline girano nella mia testa che non riesco a fare un bel niente di quello che dovrei fare!
Sono stanca di dover studiare! Anzi sono proprio stanca... è tutto il giorno che ho la testa piegata su questo libro e non ha cavato un ragno dal buco. Ok, ora sorge spontanea una domanda: da quando uso l' espressione "cavare un ragno dal buco"?. Sto seriamente degenerando... Forse potrei concedermi un riposino...
Studio da questa mattina e dormire qualche ora prima dell' esame non è una brutta idea. Guardo l' orologio e decido: dormirò per tre ore per poi rimettermi a studiare. Punto la sveglia alle 03.30.
Domani avrò sicuramente le occhiaie che toccheranno terra, ma non importa.
Mi trascino verso il divano dove mi sdraio e mi copro con il mio piumone. Questa mattina l' ho tolto dal mio letto perchè ero troppo impegnata con la letteratura per poter cercare un maglione. Non mi sono neanche disturbata a vestirmi, ho addosso ancora il pigiama (che è un paio di pantaloni della tuta e una maglietta troppo larga). Ora che ci penso, non ricordo nemmeno di aver mangiato. Rivolgo lo sguardo verso la scrivania e vedo, tra i cartoni di caffè che avevamo comprato ieri sera in quantità industriale, una scatola; è quella dei krapfen, il mio pranzo/cena di oggi.
Chissà se a Tom piacciono i krapfen..? Magari domani vado a trovarlo e glielo chiedo... O magari no! Infondo io non lo sopporto, quel ragazzino!
Va bene, non posso dire di odiarlo... Dopotutto, a volte, è anche simpatico. Mi piace il suo senso dell' umorismo. Di solito non mi pacciono quei ragazzi che fanno i "simpatici per forza" ... Con questo non voglio dire che mi piace Tom, solo che è simpatico...
Ok, forse mi piace, un po'... No, la verità è che l' unica cosa che mi fa pensare che sia affascinante è il fatto che è un musicista; suona la chitarra e io ho sempre avuto un debole per i musicisti... Si, decisamente... Niente di più di questo...
Non mi piace per niente quando sfodera il suo sorriso da sbruffone, quando fa il "finto figo", quando ride di gusto o quando tiene il tempo muovendo la testa mentre suona, perchè si dà il caso che Steve abbia voluto appendere una chitarra sull' unico muro libero del negozio, così ieri, dato che fuori infuriava una nuova versione del diluvio universale, Tom si è messo a suonare qualcosa quando io l' ho praticamente obbligato (l' arte di convincere le persone l' ho imparata da Anmary, l' insistenza paga!). Lui mi ha fatto sentire un pezzo che ha scritto con suo fratello Bill, e devo dire che è davvero bravo.
Nonostante questo, posso affermare con assoluta sicurezza che non mi piace...
Bhè, non proprio assoluta...
Ok, neanche con sicurezza...
Maledetto musicista! Dovrei stare qui a dormire e invece... Lo ammazzerei! La prossima volta che lo vedo gli tiro un pugno, promesso!
Due ore. Tra due ore suonerà la mia sveglia. Invece di dormire sono qui a rigirarmi nel letto; non sto pensando a niente di particolare, la mia mente vaga senza meta in attesa di spegnersi del tutto per almeno due ore. Passo dal ripetermi date e nomi per l' esame, al pensare a ieri pomeriggio, all' immaginare come sarà quando arriveranno Mary e Anmary.
In questo momento preciso mi sta chiedendo se alle ragazze piacerà Amburgo.
è passata un' altra mezz' ora e sto sperando di riuscire ad addormentarmi prima che suoni la sveglia, quando vedo Chris alzarsi
"Stai ancora studiando?" le chiedo sottovoce
"Si, ma tra un oretta faccio un sonnellino anch' io..." dice lei, sempre sottovoce
"Io invece non riesco a dormire..." Lei prende un bicchiere d' acqua dalla cucina e si siede con la schiena appoggiata al mio divano
"Perchè?" mi domanda
"Non so, forse perchè non riesco a smettere di pensare e il mio cervello non si disattiva..."
"Il mio mi ha abbandonata cinque ore fa, credo..." ridiamo sottovoce
"Ascolta- sussurro io- perchè parliamo sottovoce?"
"Non so...- sussurra in risposta lei- Credi che Amburgo piacerà a Mary e a Anmary?"
"Spero di si, ma non posso esserne sicura. Ci stavo pensando anch' io prima..."
"Vorrei poter prevedere il futuro..."
"Non sei l' unica..."
"Meglio che vada..."
"A domani"
"Corby, sono le due e mezza... A dopo..." dice sconsolata
"Si, a dopo..."
Questo discorso sussurrato mi ha conciliato il sonno così, finalmente, mi addormento
Sto camminando in una strada che, pur sembrandomi familiare, non riconosco. Credo sia mattina: c'è gente che corre con in mano i sacchetti del pane, i negozi sono aperti e l' aria è fizzante. Noto che sono tutti vestiti in modo strano, come in un film in bianco e nero, ma la cosa non mi sorprende. Passo di fronte ad un negozio che attira la mia attenzione perchè nella vetrina è esposto un vestito che mi piace moltissimo; lo avevo già visto qualche settimana fa, ma costava troppo così non lo avevo neanche provato; ora però faceva bella mostra di se nella vetrina un cartello con scritto "Saldi, tutto al 50%". Per soli 15 franchi potrei anche prenderlo.
Entro nel negozio e chiedo alla commessa se hanno la mia taglia, lei repentina mi fa avere il vestito e io mi chiudo in camerino per provarlo. Mi calza a pennello. è un vestito semplice: azzurro, stretto in vita, con una gonna a ruota che copre la gamba fino a sopra il ginocchio, il bolerino in pizzo gli dà però un tocco elegante. Guardo il mio riflesso, sistemo la chioma bionda debitamente cotonata e il trucco che incornicia i miei occhi azzurri.
Sono di fronte a casa mia, come al solito ho dimenticato le chiavi così citofono nella speranza che quell' idiota di mio fratello mi apra, guardo la scritta in ottone "villa Robkins" che incornicia la porta di casa e sento la voce di mio fratello "Arrivo!- apre la porta- Cazzo Mary, non puoi ricordarti le chiavi per una volta?" Sempre il solito! Lui e i suoi modi!
Sono al club con le mie amiche, ci sono Jessica, Angela, Josy e, purtroppo, anche Susy. Io proprio non sopporto Susy! Solo perchè è la figlia del sindaco crede di poterci provare con tutti i ragazzi della città! Ecco, come non detto si è avvicinata al chitarrista della band di questa sera. Mi concedo una risatina sotto i baffi quando noto che lui non la stà ascoltado; risata che si interrompe appena mi accorgo che lui sta guardando me...
Mi sveglio al suono insistente del mio cellulare. Dopo averlo spento, la prima cosa a cui penso è il sogno assurdo che ho appena fatto. Non ricordo i dettagli, ma di sicuro la ragazza che ho sognato non ero io, aveva un fisico diverso, un carattere diverso e una vita diversa da me.
Sono circa le quattro di mattina quando, rileggendo le famose 200 pagine di letteratura annoto, senza pensarci, il nome Mary Robkins su un angolo del libro.
Cap. 6.2
Amici


Lunedì 30 gennaio 2015- 10.35
"Giuro che da adesso avrò molta più fiducia in qualunque entità mi abbia assistito durante queste ultime ore." dico a Chris mentre siamo sedute nel nostro bar preferito per festeggiare (anche se solo con un caffè) la buona riuscita del nostro primo esame. Sto sorseggiando il mio cappuccino quando vedo una signora distinta che cammina per la strada vestita in stile anni Sessanta e mi ricordo del sogno di questa mattina.
"Hai presente la nostra chiacchierata?"
"Noi chiacchieriamo spesso, a quale ti riferisci?"
"A quella di questa mattina..."
Chris annuiscee
"Ti volevo dire che appena te ne sei andata sono riuscita ad addormentarmi e ho fatto un sogno stranissimo..." le racconto quello che riesco a ricordarmi, purtroppo ho qualche difficolta con in partitolari, ad esempio non mi ricordo qual' è il nome sulla porta di casa
"Che sogno assurdo, non è che stai leggendo qualcosa che può averti ricordato-
"No!" La interrompo io
"Prova a cercare tutte le Mary nate tra il '30 e il '35 su google..."
"Certo! E magari in vent' anni la trovo!" dico sarcastica
"Se hai fortuna anche in diciannove! Comunque, cambiando discorso, oggi vai al lavoro?"
"Per forza! Steve mi uccide se salto anche solo dieci minuti!"
"Quindi mi toccherà preparare da sola per domani?!"
"Mi dispiace..." Chris lavora di mattina il lunedì, così avrà tutto il pomeriggio libero.
"Non è vero..."
"Già!" Sento un brivido troppo forte per essere solo il freddo, infatti è il mio cellulare: è un messaggio di mia mamma
Com'è andata? Hai già finito?
Le rispondo:
Esame tutto bene: 95, anche Chris. Ci sentiamo questa sera...
Invio lo stesso messaggio anche a mio papà e, già che ho il telefono in mano guardo l' ora: 11.07.
"Forse è meglio che vada..."
"No, di già?!"
"Non voglio ritardare anche oggi..."
"Ma è presto! Inizi a lavorare fra due ore!"
"No, oggi è lunedì, inizio tra mezz' ora..."
"Mi abbandoni al mio destino? Da sola, in questa caffetteria... -Fa una smorfia triste e drammatica allo stesso tempo- Ho sempre pensato che un giorno mi avresti lasciata nella fontana per andare a suonare il clarinetto..." (questo è un nostro modo di dire che nasce da due diverse esperienze di abbandono: una ragazza che era stata lasciata in una fontana dagli "amici" mezza ubriaca e una amica di Chris che al suo diciottesimo compleanno non aveva potuto festeggiare neanche con la sua migliore amica perchè quest' ultima doveva "suonare il clarinetto")
"Non ti stò abbandonando, se tu volessi potrei anche accompagnarti a casa..."
Sorride "Ok"
Paghiamo il conto e ci avviamo verso casa, comunque sarei dovuta passare di lì per andare al lavoro. Lascio Chris con un "Porta fuori tu Aki questa mattina..!" e continuo la mia strada verso il negozio. Appena arrivo vedo Steve, il propietario, uscire. Steve è un bell' uomo: alto, muscoloso ma non troppo, spalle larghe, vita stretta. Ha la carnagione scura, come i capelli e a differenza degli occhi verdi. Ama moltissimo i libri, ma è un po' troppo secchione per i miei gusti, anche se a vederlo non si direbbe: veste sempre con t-shirt e jeans strappati, la barba incolta, gli occhiali da vista e il cappello alla Johnny Deep. Se non sapesse parlare solo di libri credo che mi sarei presa una bella cotta per lui. Meglio così, mai invaghirsi del proprio capo! Poi ha anche vent' annii più di me...
"Ciao!" mi saluta lui
"Ciao!" rispondo io cordiale, mi tiene la porta aperta per lasciarmi passare e io entro; lui resta fuori e dice
"Sono arrivati dei nuovi scatoloni di libri, mettili via... Ci vediamo!"
"Certo, a presto! Ah, Steve!- si volta verso di me- So che non ti stò dando molto preavviso, ma domani potrei avere la giornata libera? Sai arrivano-
"Certo!- Mi interrompe lui- Divertiti!"
"Grazie!"
Sono sinceramente sorpresa e felice, tanto che inizio a saltellare battendo le mani. Proprrio in questo momento, senza che me ne accorga, entra Tom
"Siamo felici oggi, eh!?"
Io mi blocco. Ennesima figura di merda! Per scongiurare la quale saltello in sua direzione
"Si!" Altro che! Sono al settimo cielo dalla gioia, tanto che, senza pensarci, butto le braccia al collo di Tom, il quale, dopo un attimo di sorpresa, ricambia l' abbraccio. Infondo non c'è niente di male in un abbraccio tra amici, perchè, l' ho capito solo ora, è questo che siamo io e questa testa calda di Tom, amici.
"Com' è tuo fratello Bill?" chiedo ad un certo punto. Sono almeno due ore che è arrivato Tom e stiamo parlando del più e del meno, mentre lui, seduto sul divano della parte del negozio adibita a biblioteca, strimpella la chitarra che si è portato da casa (si è rifiutato di suonare di nuovo quel vecchio catorcio che è la chitarra del negozio)
"Come me..." è la sua risposta. Poco soddisfacente, così fingo di non aver capito
"Non intendo fisicamente..."
"Neanch' io..." Ok, non ha voglia di parlare del fratello.
"La vostra casa è un po' lugubre..."
"Solo un po'?"
"Ok, fa davvero paura..." ammetto
"Lo so, mio zio diceva che era infestata dai fantasmi della famiglia che ci abitava prima, per questo è in un manicomio..."
"Mi dispiace per tuo zio..."
"Anche a me, ma esattamente quanto mi dispiacerebbe per uno sconosciuto..."
"Cosa intendi dire?" Smette di suonare e alza lo sguardo incontrando il mio
"Che non lo conoscevo, non sapevo neanche della sua esistenza prima di tre anni fa, quando io e Bill abbiamo detto a nostra madre di volerci trasferire qui ad Amburgo."
"Come mai proprio Amburgo?"
"Potrei farti la stessa domanda..."
"Sai già la risposta: per l' università"
"Io perchè credo sia la migliore città tedesca, e perchè non è troppo lontana da casa. Non so come facciate tu e Chris..."
"Come facciamo cosa?"
"Siete a un infinità di kilometri da casa, in un' altra nazione, non conoscevate il posto, io non credo sopravviverei..."
"Ci si abbitua a tutto... Poi non siamo sole: io ho lei e lei ha me... E noi abbiamo Aki! Poi non è un problema per me, apparte la mia famiglia, Mary e Anmary non mi può mancare nessuno..." Quest' ultima parte la dico con un'ombra di nostalgia
"Perchè?" domanda lui ingenuo
"Perchè non ho altri legami..." Mi stampo in faccia il mio finto sorriso migliore
"Nessuna, che ne so, compagnìa di amici, nessun... Fidanzato..?"
"Sembri le mie zie: Ma ce l' hai il fidanzatino?" dico scimmiottando la loro voce. Lui sorride
"Era solo per sapere.."
"Comunque si, ho qualche altro amico, ma non sono legami così forti; più che amici sono- ci metto un attimo a trovare la definizione giusta- compagni di bevute!"
"Compagni di bevute?"
"Si, quel genere di persone che chiami quando hai solo voglia di far casino, organizzare una festa, non pensare a niente..."
"Se la metti così allora anch'io ho pochi amici e molti "compagni di bevute"... Cos' è quello?"
"Cosa?" Indica con un cenno della testa un libro appoggiato sulla mia scrivania
"Oh, è il mio libro di letteratura dell' università..." Lo prendo in mano e sfoglio velocemente le pagine. Mi fermo appena vedo qualche parola scarabocchiata su una di queste, non è da me rovinare i libri. Torno in dietro di qualche pagina per verificare il danno e noto che è solo un nome scritto a matita: Mary Robkins.
"Chi è Mary Robkins?" chiede Tom che si è avvicinato a me
"Non so, devo averlo letto da qualche parte- mento spudoratamente- Perchè?"
"La casa dove abito io si chiama villa Robkins..." Ok, è inquietante.

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