è notte. La camera è buia. Non riesco a capire esattamente da quanto io sia sveglia. Prendo il telefono: sono le 2.45. Dovrei dormire, domani la sveglia è per le 6:00.
Mi rigiro nel letto e inavvertitamente mi scopro la schiena: fa freddo, anzi, si gela. Risistemo meglio le coperte e mi accorgo di avere la gola secca così prendo il bicchiere dal mio comodino, lo porto alla bocca e mi accorgo che è vuoto. Non ho voglia di andare in cucina a riempirlo, ma la sete si fa sempre più insopportabile.
Decido di alzarmi e mi trascino in cucina. Il mio passo è svelto, voglio fare tutto il più infretta possibile per tornare a rifugiarmi dal freddo sotto il mio invitante e caldo piumone.
Mentre riempio il bicchiere lo sguardo mi si posa sul panorama al di fuori della portafinestra della cucina: nevica. Il giardino all' esterno è ricoperto da una soffice coltre bianca, mentre migliardi di fiocchi sembrano danzare lenti nell' aria, distinguendosi dal nero cielo notturno. Questa è la prima nevicata della stagione, quella che annuncia l' inizio dell' inverno e la vicinanza del Natale.
Felice torno nella mia stanza, ormai non più assonnata e decisa a non perdermi lo spettacolo che è iniziato 'sta notte.
Dopo essermi dissetata raccolgo il piumone dal mio letto e mi avvicino alla finestra. La apro piano, cercando di non far rumore, e quando riesco ad aprire anche le imposte resto immobile per un attimo per godermi il freddo pungente che arrossisce le mie guance; respiro l' aria per un secondo, si, questo è proprio odore di neve...
Richiudo la finestra e mi siedo sulla scrivania, avvolta dal caldo delle piume e, appogiandomi al vetro freddo, mi fermo a guardare la tempesta di neve.
Non c'è niente di più bello della prima neve invernale, niente che mi affascini di più, niente che possa gratificarmi così.
Guardare la prima neve è per me una tradizione, un rito che anno dopo anno segna l' inizio di qualcosa di nuovo, che dà al paesaggio una forma magica, surreale.
Stare qui immobile, fissando il mondo vestito di una nuova atmosfera, mi dà tempo di fermarmi e di pensare. Quanti hanni sono passati dalla prima volta che ho potuto assistere a questa meraviglia? 15, anzi, ormai 16. Quante cose ho fatto in questi 16 anni? Troppe? O forse troppo poche? Quente persone ho avuto modo di conoscere? Quanti sono entrati a far parte, anche solo per un attimo, della mia relativamente breve vita?
La mia mente vaga mentre i miei occhi si perdono nel cielo puntinato di bianco e rievoca ricordi che credevo perduti e visi famigliari.
Non importa quanti ci sono stati, quello che importa realmente è quanti ci sono, quanti ci saranno sempre, le persone che non mi lasceranno mai sola, che hanno pianto e piangeranno con me, che hanno riso e rideranno con me, che mi hanno aiutato e che mi aiuteranno quando ne avrò bisogno, e che io stessa sarò felice di aiutare.
Le immagini indelebili che riportano in vita i volti dei miei famigliari, le esperienze che ho vissuto con loro, i sorrisi, le lacrime, le giornate storte e quelle perfette mi rendono felice, mi fanno vedere chiaramente quanto io sia fortunata.
Si, io sono proprio fortunata perchè, da questo punto di vista, sono felice di avere quello che ho e non vorrei niente di più. Voglio bene hai miei genitori, e a tutti i miei parenti più stretti, nonni, zie, zii, cugini, sorelle, fratellastri, fidanzato e fidanzata dei miei genitori.
Gli voglio bene e devo ringraziare ognuno di loro per esserci sempre stato e perchè so che ci sarà sempre; grazie per avermi aiutata a diventare quella che sono, con tutti i miei pregi e i ben più numerosi difetti.
Ecco, vorrei solo dirvi questo...
GRAZIE, VI VOGLIO BENE...
Baci,
Corby...